Life still life

Franco Vecchiet ed Edward Bernstein

 

brossura, 24 pp.
edizioni trart, 2015

Sperimentatori entrambe, ma diametralmente opposti, sono amici e sono maestri della tecnica incisoria che, lungi dall’essere mera pratica del segno, utilizzano, giocando con essa per creare quei mondi immaginari legati alla loro ricerca. Ricerca legata agli oggetti reali ammantati di simbolismo e al mito, soprattutto nel ciclo di Icaro, per Bernstein e a una sintesi e trasformazione di ciò che è visibile per Vecchiet.

 

Bernstein propone la serie di meravigliosi lampadari, ispirati a quelli ammirati negli antichi palazzi veneziani e rielaborati attraverso la manipolazione digitale e la sapienza del tratto inciso, trasfigurandoli in una sorta di rito simbolico tra luce e ombra e vita e morte.

Noi vediamo i lampadari con prospettive diverse: li vediamo dall’alto verso il basso e viceversa, di scorcio, ingigantiti in primi piani azzardati e trasformati dal baluginio delle luci che li avvolgono, come se la materia di cui sono fatti dovesse esplodere e sparire nello spazio. Fantasmi di un tempo che fu, prigionieri della loro bellezza, di quella vanitas che fugge sgretolandosi nello spazio e nel tempo: still life, appunto, momenti fissati da un’immagine ma destinati ad avere una loro fine. Splendidi oggetti presenti nella nostra vita, ma anche simboli di quella luce che illumina la nostra esistenza e che poi deflagra per ritornare all’ombra e al buio.

Se l’immaginario creativo di Bernstein ricerca il binomio simbolico di vita e morte, Franco Vecchiet supera il dato reale ricercando nel segno puro un’espressione esistenziale che lo spinge a cogliere il divenire e la metamorfosi di quel dato nel tempo e nello spazio.

Vecchiet osserva il mondo che lo circonda, la natura e il paesaggio in cui è l’opera dell’uomo a essere protagonista e lo sintetizza con segni gestuali che gli permettono di riprodurre la propria percezione della realtà. In ogni singola opera c’è studio, osservazione e sperimentazione: traccia sulla matrice i segni lasciati dalla natura e dall’attività umana, li rielabora creando altri paesaggi e altri mondi che inevitabilmente richiamano il nostro ma, allo stesso tempo, ci conducono per mano verso una visione altra. Più che memorie di segni lasciati dal tempo sono visioni e tracce di come potrebbe essere un mondo in cui linea e materia si intrecciano per creare altre vite, altri movimenti, altri significati, dove anche l’invisibile diventa visibile. Le opere di Vecchiet per lo più non hanno titolo, ma sono fili che legano il suo pensiero alle sue sensazioni e essi alle nostre emozioni più profonde. Sono pensieri che aprono a nuovi pensieri, indicano una strada, e poi un’altra ancora, ci mettono in cammino su una via, che passo dopo passo, incrocio, dopo incrocio, incontro dopo incontro ci svela un’incredibile varietà di mondi senza dirci se, quando e dove potremmo fermarci.

 

Due mondi a confronto, ricco e ridondante per Bernstein, semplice e visionario per Vecchiet

Date

9 Ottobre 2015

Category

Pubblicazioni, Quaderni trart

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