Patrizia Bigarella ha il grande dono di alzarsi in volo con l’immaginazione, il suo sguardo per aria si rivolge verso il basso e con uno moto circolare vede e inventa un universo pittorico fantastico.
Lo sguardo circolare e aereo fa sì che non ci sia un verso determinato, ed esplicito è l’invito a guardare e immaginare la nostra visione, quella di spettatori stupiti e divertiti davanti a quelle immagini fantastiche.
Sono le immagini della sua vita, di quando da bambina giocava in giardino con le rane, portava a spasso il cane o si divertiva a osservare i passerotti, le cince e di oggi: il suo cane, i suoi gatti e la tartaruga che sulla tela si dispongono come forme esplose di un caleidoscopio.
Gli animali non sono tratti dalla zoologia naturale, ma sono creature inventate, sono i “suoi” animali, come li vede e come li sente.
Gioca con la memoria e con la storia: entra nelle grotte di Lescaux e rievoca quell’atmosfera sospesa, studia i bestiari medievali e, affascinata dalla semplicità e non convenzionalità delle loro forme, disegna e dipinge creature fantastiche che si inseguono sulla carta.
Ed è proprio la carta la protagonista dell’intero ciclo La mia vita. Esso è infatti composto con la cartapesta: come se dovesse modellare un bassorilievo Patrizia Bigarella costruisce la composizione, isola le forme immaginate e individuate coprendo con larghe pennellate di colore gli spazi che non le interessano. Nascono così le cinquanta opere che si susseguono alle pareti e il risultato è uno scoppio di gioia di vivere che è una festa per gli occhi e un balsamo per l’anima.
6 Ottobre 2018
2016 | 2020, Mostre